- Abuso e maltrattamento
- Disturbi dello spettro autistico
- Disturbi del comportamento alimentare
- Disturbi dell’umore
- Disturbi d’ansia
- Disturbi specifici del linguaggio
- Disturbi specifici dell'apprendimento
- Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività
- Disturbo della condotta
- Disturbo oppositivo-provocatorio
- Disabilità intellettiva e sindromi genetiche
- Stati mentali a rischio e psicosi
- Altri disturbi - i disturbi da tic
- Disturbo Ossessivo-Compulsivo
Miti e fatti
Mito: l'ADHD non è reale,
perché non ci sono prove che sia associato o sia il risultato di
una malattia evidente o di un grave danno cerebrale.
Esistono molti disturbi legittimi senza alcuna malattia sottostante
evidente o patologia grossolana. L'ADHD è tra questi. Tuttavia,
l'ADHD è associato a ritardi significativi nella crescita e nel
funzionamento cerebrale
Mito: L'ADHD non è un vero
disturbo perché non diagnosticabile da esami strumentali.
Non esiste un test di laboratorio per diagnosticare
l'ADHD. Non esiste alcun test medico per alcun disturbo mentale
"reale" attualmente noto. La diagnosi implica la raccolta di
informazioni da genitori, insegnanti ed adulti di riferimento, la
compilazione di questionari ed una valutazione medica (inclusi
screening della vista e dell'udito) per escludere altri problemi
medici.
Mito: l'ADHD è un disturbo
recente nato agli inizi degli anni 80.
Risale agli anni 1950-1960 l'individuazione della
categoria diagnostica del Minimal Brain Dysfunction (MBD), con
successivi frequenti cambiamenti di definizione fino all'attuale
ADHD.
Mito: l'ADHD con la
crescita regredisce e scompare spontaneamente.
La diagnosi di ADHD non si fa solamente nei bambini, è
vero che una quota dell'iperattività motoria si affievolisce con
l'adolescenza ma persistono i sintomi di disattenzione e di
impulsività.
Mito. L'ADHD è un disturbo
di natura ambientale dovuto ad una scadente capacità educativa dei
genitori e a mancanza di disciplina.
È stato dimostrato che operare con maggiore disciplina
senza alcun altro intervento peggiora anziché migliorare il
comportamento dei bambini con ADHD. In realtà l'ADHD è un disturbo
che impedisce a chi ne è affetto di selezionare gli stimoli, di
pianificare le azioni e controllare gli impulsi.
Mito. Gli stimolanti
possono portare in seguito al trattamento prolungato ad una
dipendenza, come avviene con le sostanze stupefacenti.
Proprio perché gli stimolanti riescono a favorire la
concentrazione e di conseguenza permettono buoni risultati
scolastici migliorando la qualità di vita del bambino/adolescente.
Studi recenti hanno dimostrato che i ragazzi sottoposti a
trattamento farmacologico per ADHD sono risultati a minor rischio
per l'abuso di sostanze di quanto non fossero i loro coetanei con
ADHD ma non sottoposti a trattamento farmacologico.
Mito. Gli stimolanti
"coprono" il problema, senza trattare le cause reali
dell'ADHD.
Realtà. Gli stimolanti agiscono in maniera tale da
migliorare la neurotrasmissione della dopamina e della
noradrenalina, neurotrasmettitori cui sono associate funzioni
importantissime di inibizione e modulazione cerebrale
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