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Disturbo bipolare: dai genitori ai figli
Studi su famiglie, gemelli e soggetti adottati hanno dimostrato come il Disturbo Bipolare (DB) abbia un tasso di ereditarietà del 63-79% (Smoller and Finn, 2003). Comprendere il rischio associato a una familiarità per DB è utile non solo in termini di ricerca scientifica, ma soprattutto sul piano clinico per il rilevamento precoce ed un intervento efficace di eventuali sintomi in bambini e adolescenti con genitori affetti da DB.
La familiarità per DB è stata a oggi associata a una maggior frequenza di episodi, un maggior rischio di ricovero e a un più precoce esordio del disturbo tanto che il DB pediatrico ha una frequenza 15 volte superiore tra i figli di soggetti affetti (Pavuluri et al., 2006). Ci sono inoltre alcune evidenze in merito ad un maggior rischio di presentare sintomi psicotici e una compromissione più marcata in termini di attenzione e funzioni cognitive in genere.
Un articolo italiano uscito sul numero di Gennaio del Journal of Affective Disorders riporta i risultati di uno studio condotto su 2600 individui con DB di cui il 75,5% presentava una familiarità di I grado per disturbo dell'umore (almeno un genitore affetto da depressione o DB). Tali pazienti mostravano un più precoce esordio del disturbo, un maggior numero di episodi con più elevato tasso di decorso a cicli rapidi (quattro o più episodi in un anno) e un maggior numero di tentativi di suicidio. Sul piano clinico tali soggetti riportavano inoltre una maggiore severità di sintomi, sia depressivi sia maniacali, quali anergia, ideazione suicidaria, deficit di concentrazione, accelerazione ideica e distraibilità.
tratto da
Antypa N e Serretti A,
Family history of a mood disorder indicates a more
severe bipolar disorder,
J Aff Dis 156 (2014) 178-186
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