Lo stress da terrorismo: cosa rispondere ai bambini? Le Linee Guida per spiegare L’ISIS ai bambini

abuso 2016Ci troviamo ad affrontare da specialisti, genitori, insegnanti ed educatori uno stato di disagio infantile che molto spesso prende la forma di sintomi di ansia e reazioni post traumatiche, determinato dalle informazioni riguardo i recenti fatti di cronaca. I bambini/ragazzi fanno, o più spesso si portano dentro, dubbi e domande che riguardano il terrorismo e sta agli adulti rispondere e mediare tra il loro universo cognitivo, emotivo e affettivo e la crudele realtà circostante attraverso le "giuste parole". E' compito degli adulti anche riconoscere i segnali di malessere che i bambini possono manifestare dopo l'esposizione, seppure solo per immagine, ad eventi così feroci, ricordando che i bambini hanno bisogno di prevedibilità e chiarezza di informazione. (Diritto all'informazione ‐ Carta dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, ONU, 1989).

Riteniamo utile divulgare le linee guida proposte dalla Associazione EMDR Italia (terapeuti del trauma) per spiegare il fenomeno dell'Isis ai bambini.

1-OSSERVARE

In caso di ragazzi in età scolare i genitori devono monitorare o ridurre la visione delle immagini dell'evento ponendosi comunque a fianco dei figli; nella situazione di bambini in età prescolare non ci deve essere esposizione ad immagini e notizie mediatiche sull'argomento: prestare estrema attenzione ai discorsi tra pari poiché bambini accidentalmente esposti alle informazioni televisive riportano le stesse nelle conversazioni con gli amichetti, spesso esasperate, procurando preoccupazione, allerta e angoscia.

 

Inseriamo gli indicatori di stress emotivo nei bambini:

 

Bambini piccoli - età prescolare

 Anestesia emotiva, manifestazioni di ansia nel separarsi dalle figure importanti, comparsa di

paure, gioco inibito e ripetitivo, tendenza all'isolamento.

 I bambini possono perdere le capacità acquisite precedentemente.

 Angoscia evocata dagli stimoli legati all'evento.

 Comportamento aggressivo.

 Stato di vigilanza eccessiva, difficoltà nella concentrazione.

 Incubi, disturbi del sonno, risvegli notturni.

 Dolori somatici inspiegabili.

 

Bambini in età scolare

 Paura, pianto, disagio psichico generalizzato.

 Pensieri intrusivi legati agli eventi o immagini.

 Ansia da separazione.

 Disturbi del sonno, incubi, paura del buio.

 Irritazione e rabbia.

 Ipervigilanza ed esagerate risposte d'allarme.

 Difficoltà a comunicare l'esperienza.

 Difficoltà a concentrarsi e problemi di memoria.

 Senso di colpa del sopravvissuto.

 Perdita di fiducia verso il futuro, fragilità della vita.

 Depressione.

 Comparsa di attacchi di panico.

 Fabulazione e menzogne.

 

 

2‐DOMANDARE

Trovare sempre un luogo dove poter parlare senza interruzioni.

 

Aiutare i bambini a chiedere ciò che vogliono sapere attorno alla questione ci permette di circoscrivere meglio il bisogno e di evitare spiegazioni tortuose. Non dimentichiamo di farci raccontare anche ciò che già sanno, le fonti e le loro idee personali sugli eventi, specialmente a partire dai 6 anni: se si affidano, riusciranno a condividere anche i loro sentimenti e le loro preoccupazioni su di sé e le persone che amano.

Se non riescono a capire cosa stanno provando possiamo restituire loro messaggi del tipo:"mi sembra che tu sia preoccupato/spaventato/triste..".

Chiedere se ci sono dei momenti in cui ci pensano di più che in altri.

Fare domande insegna ai bambini a centrarsi su di sé e ad aumentare il loro livello di consapevolezza personale sulle emozioni e sulle cognizioni. Domandare insegna a sua volta che si possono porre questioni e avere dubbi oltre che certezze: su questo è lecito cercare risposte.

 

3‐SPIEGARE

Il primo obiettivo è fare ordine: tra le informazioni già in loro possesso e nelle risposte alle domande della traccia precedente.

 

Capita spesso inoltre che condividano tra loro informazioni talvolta scorrette esaurendo il confronto nel gruppo dei pari senza riferirsi direttamente a un adulto.

Ai genitori si ricorda che, se non parlano ai propri figli in età scolare di quanto accaduto, lo farà qualcun altro con il rischio di esposizioni traumatiche. I genitori devono prendersi del tempo e decidere ciò che desiderano dire e i significati che vogliono trasmettere ai figli. I contenuti non devono allarmare o fomentare l'odio razziale: anche noi adulti rischiamo di essere traumatizzanti.

Il secondo obiettivo è dire sempre la verità in modo chiaro e in rapporto all'età e alla capacità di

comprensione del bambino: le parole e la struttura del discorso devono essere molto semplici e il tono tranquillo; non cadiamo nella trappola di scherzare o ironizzare.

I bambini hanno difficoltà a immagazzinare in memoria le spiegazioni, quindi è necessario verificarne la comprensione e, se necessario, ripeterle. Se ci sono troppe discordanze nelle informazioni che provengono da più ambiti possono confondersi. I bambini vogliono e meritano la nostra versione adulta migliore e sincera.

Richiamare sempre l'attenzione sugli interventi di soccorso e di prevenzione, specialmente con i bambini di scuola materna esposti alle notizie e con i bambini della scuola primaria.

 

4‐RASSICURARE

In queste situazioni, sia gli adulti che i bambini, subiscono un forte impatto affettivo che non può essere nascosto o dissimulato.

 

 E' importante che gli adulti mantengano la calma e il controllo in quanto mediatori emotivi; è normale avere paura, tuttavia è fondamentale un atteggiamento tranquillo. Ai bambini va comunicato con parole semplici che gli adulti, a scuola e a casa, sono loro vicini, li proteggono e gli vogliono bene:"…noi ci siamo e vi proteggiamo"; rassicurare i bambini che anche gli altri importanti per loro sono al sicuro.

In casi di violenza deliberata alla vita di una comunità, terrorismo e aggressioni, occorre ricordare ai

bambini che ci sono persone che si stanno occupando di risolvere le conseguenze degli eventi e di garantire la sicurezza:"…la polizia e tutte le forze dell'ordine e tutti i governi insieme stanno facendo continui controlliper rendere le città sempre più sicure".Riportare sempre al qui ed ora e al momento attuale:"siamo quiinsieme, ne stiamo parlando: siamo a scuola/casa e abbiamo una serie di cose di cui occuparci.."

Svolgere attività positive con i bambini per aiutarli a pensare anche ad altre cose.

 

5‐LASCIARE LA PORTA APERTA

La dinamicità degli eventi e il susseguirsi dei fatti non ci permette in questa epoca storica di chiudere definitivamente il discorso:"… ne possiamo parlare ancora","… se c'è qualcosa che non capite noipossiamo spiegarvelo".

 

Costruire un rapporto di fiducia in cui il bambino non si senta giudicato negli affetti o nelle reazioni

somatiche: se piange e ci si avvicina non dirgli"no, non piangere!"; se fa domande bizzarre non ridere né sgridare ma riportare a contenuti e modalità adeguate. Trasmettere l'idea che ciò che l'altro vi stia portando è importante e degno di considerazione.

Contestualmente, tornare alle normali attività didattiche e garantire la solita organizzazione del tempo scolastico e degli impegni quotidiani. Lo stress può comportare un tributo fisico sui bambini così come avviene sugli adulti perciò è importante assicurarsi che i bambini riposino, facciano esercizio fisico, e abbiano un'alimentazione appropriata. La routine e le normali priorità dei ragazzi rappresentano dei punti di riferimento fondamentali per ricostituire i loro "luoghi sicuri" di appartenenza.

 

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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - U.O. Neuropsichiatria Infantile

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