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L’ansia in età evolutiva: il ruolo delle emozioni
Uno dei più diffusi problemi di salute mentale che colpisce i giovani è l'ansia, in misura così rilevante che recenti studi epidemiologici hanno riportato tassi di prevalenza del 25% durante l'adolescenza. Sperimentare elevati livelli di ansia inficia negativamente il funzionamento in tutte le aree di vita, portando bambini e ragazzi a sperimentare un calo nel rendimento a scuola, un ritiro sociale, una deflessione del tono dell'umore con maggiore aggressività.
Ma cosa vuol dire ansia? L'ansia può essere concettualizzata come uno stato di attivazione emotiva negativa, accompagnata dalla preoccupazione per una minaccia futura, percepita o reale, che comporta angoscia e sofferenza. Le emozioni e l'abilità di regolazione emozionale (la capacità di monitorare, valutare e modificare le reazioni emotive) risultano pertanto aspetti centrali dell'ansia e sono stati identificati come potenziali fattori eziologici, coinvolti anche nel mantenimento dell'ansia stessa.
A tale proposito, in una recente review, alcuni ricercatori americani (Mathews et al., 2016) hanno indagato con una meta-analisi su 185 articoli i processi emotivi correlati all'ansia, specificatamente durante l'infanzia e l'adolescenza. Sono stati delineati dagli autori nove domini di competenze emotive:riconoscimento emotivo,espressione,consapevolezza,comprensione,accettazione dell'emozione,senso di auto-efficacia emotiva,empatia,comunicazione emotivaeprocessi di regolazione emozionale. L'ipotesi dei ricercatori sosteneva la presenza di un deficit nelle competenze emotive, in uno o più domini indagati, in bambini e adolescenti con sintomi ansiosi. I risultati della meta-analisi hanno confermato l'ipotesi iniziale, sottolineando come i bambini ansiosi presentassero realmente deficit in alcuni domini di competenza emotiva e nello specifico in: 1) accettazione dell'emozione, 2) senso di auto-efficacia emotiva e 3) consapevolezza emotiva. Altri risultati, statisticamente meno significativi, evidenziavano l'associazione dei sintomi ansiosi con una compromissione della comprensione ed espressione emotiva e dei processi di regolazione emozionale, che risultavano non funzionali (ad es: l'evitamento). Nessun risultato statisticamente significativo, invece, correlava l'abilità di riconoscere le emozioni degli altri con la quota di ansia.
Questi risultati possono presentare interessanti risvolti pratici, nella definizione degli obiettivi terapeutici di un trattamento cognitivo-comportamentale, che non dovrebbe dunque essere incentrato unicamente sulla ristrutturazione di pensieri legati all'ansia, bensì dovrebbe porre un'enfasi maggiore sulla comprensione, regolazione ed accettazione dell'intera gamma di emozioni.
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