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Concordanza tra genitore e figlio nella percezione dei disturbi d’ansia in età evolutiva
Il disturbo d'ansia generalizzata è caratterizzato dalla presenza di ansia e preoccupazione eccessive riguardanti eventi, attività, capacità personali. Le preoccupazioni sono pervasive, angoscianti ed interferiscono in modo significativo sul funzionamento psicosociale del bambino o adolescente apportando, talvolta, sintomi somatici quali cefalee e dolori addominali.
Il disturbo d'ansia è uno dei problemi che può condizionare maggiormente la qualità di vita dei più piccoli. Se trascurato, tende a persistere o addirittura a cronicizzarsi: diverse ricerche dimostrano, infatti, che i disturbi d'ansia presenti in età evolutiva hanno un'alta probabilità di essere diagnosticati anche in età adulta.
Si riscontra più frequentemente nelle femmine, con un rapporto di
circa 2:1 rispetto ai maschi rappresentando la patologia
psichiatrica più comune in età evolutiva. E' stato inoltre
dimostrato che il disturbo d'ansia generalizzata in età evolutiva è
uno dei predittori per il successivo sviluppo di ulteriori disturbi
psichiatrici.
In genere, secondo il DSM 5
(Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes) si
effettua diagnosi di Disturbo d'ansia generalizzata se sono
soddisfatti i seguenti criteri:
- ansia e preoccupazione eccesiva per la maggior parte del giorno
per almeno 6 mesi (il criterio temporale può essere inferiore nei
bambini);
- quando il bambino ha difficoltà a controllare la
preoccupazione;
- se viene soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:
irrequietezza/sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle, facile
affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria,
irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno.
Per quanto concerne il trattamento, diversi studi hanno dimostrato l'efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per scardinare i sintomi di questo invalidante disturbo.
È ancora aperto tuttavia il dibattito sulla rilevanza dei fattori ambientali e genetici nel determinare lo sviluppo dei disturbi d'ansia. Alcuni studi dimostrano che la componente genetica, più di quella ambientale, sia in grado di spiegare la presenza di sintomi ansiosi, in modo differente in base alle diverse fasi di sviluppo.
Sebbene i criteri evidenziati nel
DSM 5 appaiano quasi del tutto esaustivi per
determinare la presenza del disturbo, meno pacifico è il dibattito
che riguarda la relazione esistente tra la percezione genitoriale
dell'ansia dei figli e l'effettivo stato d'ansia che gli stessi
riportano.
A tal riguardo, un recente studio pubblicato su "Frontiers in
Psychology" ha indagato i fattori che incrementano la
concordanza tra genitore e figlio nella percezione dei disturbi
d'ansia in età evolutiva.
Sono state reclutate 166 coppie genitore-bambino, con figli di età
compresa tra i 7 ed i 18 anni, sia maschi che femmine, utilizzando
la scala Kinder-DIPS (The structured diagnostic interview for
mental disorders in children; Schneider et al., 2009) per la
valutazione clinica degli stati psicopatologici. Gli intervistatori
non erano a conoscenza del motivo per il quale il paziente era
soggetto di studio: genitori e figli sono stati perciò intervistati
separatamente, in ordine casuale, da un team di 48 psicologi
riguardo alle più importanti aree psicopatologiche infantili ed
alle variabili sociodemografiche. Ai genitori inoltre, prima di
sottoporli all'intervista, è stato richiesto di riferire quante ore
a settimana trascorrevano con i loro figli.
I risultati, ottenuti attraverso l'analisi dei dati delle
interviste statisticamente correlati, dimostrano che nei casi in
cui la depressione materna non è presente e nei nuclei familiari
con un più alto supporto sociale fornito al figlio, la concordanza
tra genitore e figlio nella percezione dei sintomi d'ansia
generalizzata risulta più alta. Contrariamente a quanto ci si
aspettava, il senso di competenza genitoriale, l'ansia genitoriale,
il totale delle ore di interazione genitore-bambino, l'età ed il
sesso dei bambini non ha alcun valore predittivo per la concordanza
sopracitata.
Si può dunque concludere che la qualità del tempo trascorso con i
propri figli e l'avere genitori (in particolar modo mamme) che non
soffrano di depressione ed incoraggino questi ultimi fornendogli
supporto psicosociale accomuna la percezione che genitori e figli
hanno riguardo i disturbi d'ansia.
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