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Il Disturbo d’Ansia Sociale in età infantile
Il Disturbo d'Ansia Sociale, definito anche "Fobia Sociale", è una delle problematiche che può incidere negativamente sulla qualità di vita dei più piccoli (Merikangas et al., 2010). E' proprio in questo periodo che il bambino comincia ad interfacciarsi con il mondo esterno instaurando le prime relazioni interpersonali che vanno al di là dell'ambiente familiare.
La Fobia Sociale è caratterizzata da sintomi di intensa paura o chiusura relazionale (Rapee and Spence, 2004) che comportano sentimenti caratterizzati da ansia relativa a situazioni in cui si può essere sottoposti al giudizio altrui: questa tendenza a sottrarsi alle situazioni sociali stressanti aumenta esponenzialmente con l'età. Tali sintomi si possono osservare in un ampia gamma di situazioni sociali di cui, tra le più comuni, interrogazioni, recite o esibizioni in pubblico. Spesso i più piccoli reagiscono piangendo, con scoppi d'ira, oppure immobilizzandosi o aggrappandosi alle figure di riferimento; diversamente, negli adolescenti tale disturbo si manifesta con atteggiamenti di ritiro e chiusura sociale (Wittchen & Fehm, 2003).
Per porre tale diagnosi, secondo i
criteri diagnostici del DSM 5 ("Manuale diagnostico e statistico
dei disturbi mentali". American Psychiatric Association, 2013), è
necessario che l'ansia si manifesti soprattutto in contesti in cui
siano presenti coetanei e non solo nell'interazione con gli adulti,
il cui atteggiamento di chiusura relazionale può essere proprio
dell'età infantile. Va comunque sottolineata l'importanza, per il
corretto approccio terapeutico, della definizione della tipologia
del sintomo di paura o chiusura relazione.
Il trattamento più consigliato per la cura del Disturbo d'Ansia
Sociale è la psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale.
Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che tra i disturbi d'ansia
in età infantile la Fobia Sociale è sicuramente la più resistente
al trattamento (Crawley et al., 2008; Hudson et al., 2015;
Wergeland et al., 2016) ed è associata a cronicizzazione,
comorbidità psichiatrica, sentimenti di inibizione sociale e
ridotta qualità di vita (Burstein et al., 2011; Wittchen &
Fehm, 2003).
In un recente studio condotto
presso sette ambulatori psichiatrici della Norvegia, sono stati
esaminati i due sottotipi di ansia sociale sopra citati (paura e
chiusura relazionale) in un campione di 131 ragazzi (72 femmine e
59 maschi) di età compresa tra gli 8 ed i 15 anni con diagnosi
d'Ansia Sociale in comorbidità con i seguenti disturbi: disturbo
d'ansia da separazione (50%), disturbo d'ansia generalizzata
(72,5%), disturbo depressivo maggiore (12,2%), fobia specifica
(9,9%), disturbo da tic (7,4%), disturbo da deficit di attenzione
ed iperattività (6,9%), disturbo oppositivo provocatorio (6,1%),
disturbo ossessivo-compulsivo (1,5%), disturbi alimentari (1,5%),
disturbo post traumatico da stress (0,8%), disturbo di panico con o
senza agorafobia (0,8%).
Per la valutazione quantitativa e qualitativa dei sottotipi
d'Ansia Sociale, sia i ragazzi che i genitori sono stati sottoposti
all'intervista diagnostica semi-strutturata "Anxiety
Disorders Interview Schedule per bambini e genitori
(ADIS-C/P)" per la valutazione psicopatologica in età infantile in
accordo con i criteri diagnostici del DSM IV ("Manuale diagnostico
e statistico dei disturbi mentali". American Psychiatric
Association, 2000).
Va sottolineato che in questo studio sono stati utilizzati solamente i moduli di intervista per il Disturbo d'Ansia da Separazione, Disturbo d'Ansia Sociale e Disturbo d'Ansia Generalizzato. Ragazzi e genitori sono stati intervistati separatamente per non rischiare di influenzare ciascuno le risposte altrui. Il modulo dell'ADIS-C/P per la valutazione dei sottotipi di Ansia Sociale propone a ragazzi e genitori 23 situazioni in cui il ragazzo abbia fatto esperienza di paura e/o mostrato chiusura relazionale in occasione di situazioni sociali temute. Se la paura veniva confermata, sia al ragazzo che al genitore veniva poi chiesto di stimare il grado di paura percepito in relazione alla specifica situazione su una scala di gravità con punteggi da 0 a 8. Se il grado di paura era maggiore o uguale a 4 al ragazzo e/o genitore veniva chiesto di descrivere sia l'episodio che la durata di quest'ultimo. La chiusura relazionale è stata invece rappresentata su scala binaria: "Presente= 1" oppure "Non presente= 0".
I risultati così ottenuti sono
stati combinati ed integrati selezionando le situazioni in cui sia
il genitore che il ragazzo associavano un grado di paura definito
alto e vi era la presenza di chiusura relazionale.
Dai risultati della ricerca le tre prevalenti situazioni temute,
confermate dal 71% dei partecipanti sono: "leggere ad alta voce di
fronte al gruppo classe", "performance musicale o atletica" e
"parlare con una persona che non si conosce bene".
In conclusione, questo studio conferma che l'avanzare dell'età è direttamente proporzionale al crescere delle situazioni di paura e di chiusura relazionale e che le situazioni di paura sono significativamente funzione del sesso del paziente dal momento che le ragazze vivono maggiori situazioni di paura e chiusura relazionale. Si sottolinea, inoltre, una correlazione non significativa tra la severità del disturbo e le differenti classi sociali, il numero di disturbi in comorbidità e la differenza di sesso.
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