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Sensorialità e Autismo: come e quando reagiscono i genitori?
È ormai noto che nel 45-95% dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) sia possible osservare comportamenti di ricerca e/o evitamento di stimoli sensoriali fin dale prime fasi dello sviluppo.
In particolare gli autori definiscono l'iporesponsività come una mancata o ritardata risposta agli stimoli sensoriali (es. Difficoltà del bambino a notare nuovi stimoli nella stanza), mentre iper-responsività come una risposta esagerata agli stimoli, spesso accompagnata da avversione e/o evitamento.
Gli studi riportano che, in particolare, l'iporesponsività agli stimoli sensoriali sia predittiva di un maggior numero di comportamenti ristretti e ripetitvi (RRBs) ed associata ad una maggiore compromissione degli aspetti socio-comunicativi dei bambini.
La letteratura riporta che gli interessi dei bambini con ASD e le reazioni verso gli stimoli sensoriali possano ridurre la partecipazione del nucleo familiar a diverse attività, aumentando lo stress genitoriale. Le famiglie con bambini con ASD, infatti, frequentemente evitano alcune situazioni sulla base di precedenti esperienze negative e/o impiegano molte energie nella pianificazione delle loro giornate per far fronte ai comportamenti sensoriali mostrati dai loro bambini.
Lo studio che segnaliamo si occupa di esplorare i comportamenti sensoriali nei bambini in età scolare con poche competenze verbali (bambini di età superiore ai 5 anni che utilizzano nella loro vita quotidiana meno di 20 parole). Gli autori si propongono inoltre di esplorare le risposte genitoriali a tali comportamenti.
Le scale che riguardavano risposte a stimoli uditivi e visivi erano quelle maggiormente compilate da parte dei genitori, mentre quelle meno frequenti erano quelle legate agli stimoli tattili. In particolare dallo studio emerge una maggiore probabilità nell'iporesponsività agli stimoli sensoriali. I genitori rispondevano con maggiore frequenza ai comportamenti messi in atto dal bambino, fornendogli un aiuto verbale o fisico nell'affrontare lo stimolo, seguita dalla modifica da parte del genitore dei comportamenti messi in atto (es. Coinvolgimento attraverso il contatto oculare, cercando di attirare la sua attenzione, di unirsi a lui nell'esperienza che sta vivendo, o iniziando a giocare con lui). Le risposte genitoriali risultano, comunque molto variabili, in base al senso coinvolto dallo stimolo (es. Le rassicurazioni erano più frequenti in risposta a stimoli uditivi). Inoltre gli autori mettono in luce che, quando il comportamento di risposta sensoriale è legato ad interessi ristretti e comportamenti stereotipati i genitori tendono a rispondere meno frequentemente. Tale dato sembra suggerire che, sebbene i comportamenti ristretti siano frequenti in questi bambini, non interferiscono nell'interazione genitore bambino o nelle attività quotidiane.
Migliorare le nostre conoscenze sull'argomento può aiutare nel coinvolgimento dei genitori all'interno degli interventi volti alla riduzione dei comportamenti di risposta a stimoli sensoriali e di conseguenza anche sullo stress percepito dalla famiglia.
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