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Immigrazione e salute mentale in Italia
Nel 2017 in Italia le iscrizioni anagrafiche dall'estero (immigrazioni) sono ammontate a oltre 343mila, in netto aumento rispetto all'anno precedente (+14%). La prima e la seconda generazione proveniente da un altro paese di nascita rispetto a quello ospitante sono definite dalla Commissione europea con uno status di migrante.
Il processo migratorio si accompagna spesso ad una difficile dislocazione familiare e tradizionale che porta con sé la difficile sfida dell'adattamento alla nuova società. In questo contesto la formazione dell'identità personale, uno dei principali compiti di sviluppo in infanzia e adolescenza, può risultare intaccata per le generazioni successive a causa di problemi di integrazione, specie considerando che la discriminazione contro le persone con un passato migratorio è un fenomeno comune nelle società di accoglienza. Ciò può determinare minor soddisfazione di vita ed è inoltre considerabile in quanto fattore di rischio per l'insorgenza di disturbi psicopatologici. Frequentemente, la ricerca dell'identità differisce in due modi rispetto ai giovani nativi: i migranti non sviluppano né l'identità della società ospite, né quella della cultura di origine dei genitori, ma finiscono per crearsi un'identità personale, a volte ibrida.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, diversi studi effettuati sulla popolazione generale descrivono nei giovani migranti una maggior prevalenza di problemi mentali riferiti, soprattutto tenendo conto che esperienze di vittimizzazione e bullismo nei bambini migranti possono comportare una maggior prevalenza di sintomi psicosomatici e minor salute percepita, soddisfazione di vita e felicità. Stando alla letteratura accennata, difficili condizioni di stress familiare, traumi pregressi e frequenti episodi di bullismo potrebbero spiegare il rapporto fra un background migratorio e la maggior prevalenza di disturbi.
Per ulteriori approfondimenti clicca sui link riportati di seguito:
https://link.springer.com/article/10.1007/s00103-006-0021-9
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2631841/
https://psycnet.apa.org/record/2009-04402-003
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