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“Mamma ho l’ansia… che facciamo?”
Di recente pubblicazione, il libro "L'ansia nei bambini e negli adolescenti: riconoscerla e affrontarla" a cura della dott.sa Maria Pontillo e del Prof. Stefano Vicari, si pone l'obiettivo di fornire informazioni circa il riconoscimento ed il percorso diagnostico e terapeutico dei disturbi d'ansia nei bambini e negli adolescenti.
L'ansia è uno stato emotivo caratterizzato da preoccupazioni e timori che si manifestano in assenza di un reale pericolo. Essa diventa patologica quando non è più funzionale all'uomo, in particolare alla sua sopravvivenza e al suo adattamento all'ambiente. Alcuni criteri per distinguere l'ansia fisiologica dall'ansia patologica sono: il tempo, ovvero se una paura (es. paura del buio) permane oltre l'età in cui è considerata accettabile; la persistenza, quindi se questa paura si manifesta in modo molto intenso e molto frequente; l'evitamento, ovvero se il bambino o l'adolescente evitano situazioni in cui potrebbero sperimentare questa paura. Tutto ciò consegue in una significativa compromissione del funzionamento del bambino o del ragazzo a casa, a scuola o nel gruppo dei pari. Bambini insomma o adolescenti che smettono di uscire di casa, di fare sport, stare con gli amici perché vittime di paure e preoccupazioni.
Nel manuale vengono inoltre esposte le principali caratteristiche di tutti i disturbi d'ansia in età evolutiva, vengono fornite delucidazioni circa l'iter diagnostico da intraprendere nella valutazione di tali disturbi e viene proposta una breve introduzione alle principali tecniche di intervento terapeutico. Infine, nel manuale vengono suggeriti ai genitori e agli insegnanti alcuni comportamenti da intraprendere per una corretta gestione della sintomatologia ansiosa. Ad esempio, è utile che i genitori aiutino il bambino ad evocare pensieri ed emozioni positive durante i momenti di preoccupazione ed evitino di fare dell'umorismo sulle paure presentate. Gli insegnanti, invece, possono ad esempio porre maggiore attenzione ai successi dell'alunno piuttosto che ai suoi fallimenti, oppure supportare l'alunno nelle interazioni con i compagni di classe proponendo attività non competitive in piccoli gruppi.
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