Gli Adolescenti e il Ritiro Sociale

UHRChi sono gli "adolescenti che spariscono nel nulla"? Sono ragazzi che a un certo punto non si presentano più a scuola, smettono di fare sport e si allontanano dalle routine quotidiane abituali. Il loro mondo si restringe al perimetro della cameretta e fanno fatica a mettersi a tavola con i genitori. Possono evitare contatti con l'esterno anche per 4-5 anni. Si tratta del fenomeno del "ritiro sociale" e si stima che in Italia coinvolga circa 120 mila ragazzi, come spiega Maria Pontillo, psicologa di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma:

"Quella dei 15 anni, passaggio tra scuole medie e superiori, è una fase delicata in cui l'adolescente prende le distanze dal nucleo familiare e cerca un nuovo riferimento nel gruppo dei pari. Non sempre avviene in maniera lineare. Il bullismo è un fattore di rischio. Prima del ritiro c'è una frequenza scolastica discontinua e un progressivo disinteresse per amici e attività extrascolastiche. Inizia l'alterazione del ciclo fisiologico sonno-veglia. I ragazzi restano svegli tutta la notte e dormono di giorno.

Situazioni comuni come una festa di compleanno, la pizza con gli amici, la recita a scuola, l'interrogazione possono scatenare crisi di ansia. Sono campanelli d'allarme. I ragazzi che soffrono di ritiro sociale nella prima fase pandemica, hanno tirato un sospiro di sollievo. Niente più chiamate di compagni, insegnanti, allenatori alla ricerca di spiegazioni. La restrizione sociale collettiva in qualche modo li ha legittimati. Per chi invece stava cercando di uscire di casa con l'aiuto di terapeuti, insegnanti e genitori, la pandemia ha significato regredire a una condizione di estrema vulnerabilità e di paura del mondo esterno. Anche oggi che si è tornati a scuola in presenza, molti ragazzi sono rimasti a casa."

Poter uscire da questa fase delicata è possibile. Viene chiesto agli insegnanti di segnalare una frequenza scolastica discontinua allertando i genitori. Fondamentale è capirne le ragioni. Ai genitori si consiglia di non considerare la chiusura come un aspetto fisiologico legato all'adolescenza ma di coinvolgere gli specialisti. Anche i coetanei possono contribuire, guidati dagli adulti. Sentirsi parte di un gruppo, la condivisione emotiva di interessi ed attività è fondamentale per gli adolescenti, un fattore protettivo anche per la prevenzione di atti autolesionistici. Molti ragazzi dopo una fase di ritiro sociale e di difficoltà emotiva e psicologica, attraverso dei percorsi terapeutici tempestivi, hanno ripreso una vita normale.

 

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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - U.O. Neuropsichiatria Infantile

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