La stimolazione cerebrale non invasiva nel disturbo d’ansia generalizzata

AnsiaIl disturbo d'ansia generalizzata (GAD) rappresenta uno dei disturbi d'ansia più comuni (Munir & Hughes, 2017). Si manifesta con preoccupazioni eccessive e incontrollabili rispetto a una grande quantità di eventi o attività quotidiane. E' associato a una considerevole compromissione funzionale poiché gli individui mostrano difficoltà a controllare le proprie paure e preoccupazioni, sviluppando ulteriori sintomi tra cui affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e disturbi del sonno (American Psychiatric Association, 2013; Bandelow et al. al., 2017).

Esistono numerosi trattamenti disponibili per i disturbi d'ansia, tra cui la terapia farmacologica e la psicoterapia, con evidenze di efficacia in particolare per la psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale (Bandelow et al., 2015; Katzman et al., 2014). Alcuni individui però non rispondono ai trattamenti tradizionali (Taylor et al., 2012) o manifestano scarsa aderenza alle indicazioni terapeutiche. Conseguentemente numerosi studi hanno cercato di individuare ulteriori trattamenti che contribuiscano a ridurre la sintomatologia ansiosa, e tra questi la stimolazione cerebrale non invasiva. Negli ultimi anni, diversi studi che utilizzano tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva hanno dimostrato che la corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) gioca un ruolo chiave nelle basi neurobiologiche dei disturbi d'ansia. Sia la stimolazione magnetica transcranica (TMS) che la stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS), applicate principalmente sulla corteccia prefrontale, hanno dimostrato di modulare la sintomatologia dell'ansia e l'allocazione dell'attenzione nel disturbo d'ansia generalizzato. Sulla base di questi risultati, una recente revisione sistematica di Sagliano e colleghi (2019) ha analizzato alcuni studi di TMS e di tDCS in pazienti con GAD, nei quali veniva stimolata prevalentemente la corteccia prefrontale dorsolaterale. I risultati suggeriscono che la stimolazione cerebrale non invasiva migliora i sintomi di ansia e che i miglioramenti sono rimasti stabili nel follow-up. In particolare è stato rilevata una riduzione della sintomatologia ansiosa dopo il trattamento, fino a 1 mese dopo con la tDCS e a 6 mesi dopo il trattamento con TMS.

Sebbene il numero di studi condotti finora su pazienti con disturbi d'ansia sia ancora limitato, queste tecniche potrebbero rappresentare strumenti promettenti per lo studio delle basi neurofunzionali dei disturbi d'ansia. Sono necessari ulteriori studi controllati per chiarire i meccanismi di azione della stimolazione cerebrale non invasiva, al fine di ottimizzare i protocolli di stimolazione e verificare la loro efficacia nel trattamento dei sintomi di ansia.

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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - U.O. Neuropsichiatria Infantile

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