Sintomi depressivi/maniacali e ideazione suicidaria: il ruolo della flessibilità cognitiva

Umore1Il disturbo bipolare (DB) ad esordio nell'infanzia è una patologia comune ed invalidante caratterizzata da sintomi ricorrenti dell'umore, comorbidità psichiatriche, disfunzioni psicosociali e tendenza al suicidio. È comune anche un profilo cognitivo caratterizzato da ridotta attenzione, memoria di lavoro, inibizione della risposta e flessibilità cognitiva che sono state correlate a difficoltà scolastiche nei giovani.

La flessibilità cognitiva, è definita come la capacità di adattare il proprio pensiero e comportamento in risposta alle mutevoli condizioni ambientali (ad esempio, ricompense, punizioni). È un costrutto neurocognitivo saliente per l'esordio del DB in infanzia perché l'aumento della reattività alla ricompensa durante gli episodi maniacali può comportare un eccessivo coinvolgimento in attività con un alto potenziale di conseguenze dolorose, un aumento dell'attività finalizzata e un'autostima gonfiata. Al contrario, una ridotta responsività alla ricompensa durante gli episodi depressivi può comportare una diminuzione dell'interesse e del piacere in attività quotidiane, anedonia e sentimenti di inutilità.

I deficit di flessibilità cognitiva sono stati ben documentati sia nei giovani che negli adulti con disturbi affettivi. Tuttavia, il recente studio di McPherson e colleghi (2020), ha esaminato la flessibilità cognitiva e il successivo decorso dei sintomi dell'umore e dell'ideazione suicidaria (IS) in giovani adulti con DB-I a esordio nell'infanzia (con episodi di umore distinti) rispetto a DB-non altrimenti specificato (DB-NAS) e ai controlli a sviluppo tipico (TDC). Il campione includeva 93 giovani adulti (età 18-30) con BD-I (n = 34) o BD-NOS (n = 15) e TDC (n = 44) a esordio nell'infanzia verificato in modo prospettico. I partecipanti hanno completato prove neuropsicologiche per indagare la flessibilità cognitiva (Wisconsin), la memoria di lavoro spaziale (Spatial Span) ed il funzionamento esecutivo (Stockings of Cambrindge). Per caratterizzare l'umore e il funzionamento attuali durante i compiti neuropsicologici di base, i partecipanti sono stati valutati tramite la Young Mania Rating Scale (YMRS) e la Hamilton Rating Scale for Depression (HAM-D). Il cambiamento settimanale dei sintomi dell'umore e dell'SI in seguito a compiti e misure neuropsicologiche è stato valutato utilizzando le scale di valutazione dello stato psichiatrico (PSR).

Ciò che emerge dallo studio è che i soggetti con DB-I esordito nell'infanzia presentano maggiori deficit di flessibilità cognitiva e una compromissione delle funzioni esecutive rispetto ai DB-NAS e TDC e hanno una compromissione della memoria di lavoro spaziale rispetto ai TDC.

Gli autori hanno inoltre riscontrato che i deficit di flessibilità cognitiva predicono la percentuale di tempo in cui si manifestano i sintomi depressivi e l'ideazione suicidaria in DB-I ma non in DB-NAS. Infatti, quando gli individui non sono in grado di gestire efficacemente i fattori di stress, possono provare disperazione, portando così a un aumento dell'IS coerente con le difficoltà di problem-solving osservate nella suicidalità.

I disturbi della flessibilità cognitiva nel DB-I a esordio nell'infanzia possono essere identificabili in giovane età e progredire durante lo sviluppo. Il successivo decorso clinico e gli episodi dell'umore possono contribuire al declino del funzionamento cognitivo portando a maggiori disturbi cognitivi nel tempo (funzionamento esecutivo, memoria di lavoro spaziale). Pertanto, la flessibilità cognitiva può essere considerata un indicatore prognostico per le persone con DB-I poiché può peggiorare nel tempo e influenzare la progressione della malattia in termini di sintomi depressivi e ideazione suicidaria.

In linea con le attuali raccomandazioni basate sulla letteratura esistente, il deficit di flessibilità cognitiva potrebbe inoltre essere considerato un riferimento utile nella pianificazione del trattamento per i DB-I. Partendo dal presupposto che una maggiore compromissione della flessibilità cognitiva (definita come un deficit nell'adattamento al cambiamento di ricompense e punizioni) possa riflettere un'alterata elaborazione della ricompensa e l'incapacità di rispondere o adattarsi efficacemente agli stimoli emotivi, questi pazienti potrebbero beneficiare di strategie terapeutiche. Queste devono essere mirate specificamente all'elaborazione della ricompensa e al rinforzo positivo, come l'attivazione comportamentale e la risoluzione dei problemi. Potrebbero essere necessari anche interventi aggiuntivi per migliorare l'apprendimento/l'assorbimento di queste abilità, come la correzione cognitiva e trattamenti psicosociali specializzati per migliorare il funzionamento cognitivo come la terapia cognitiva basata sulla consapevolezza.

Pertanto, gli autori sottolineano come sia fondamentale identificare il problema ed intervenire precocemente per prevenire il declino del funzionamento cognitivo e dei sintomi.

 

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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - U.O. Neuropsichiatria Infantile

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