AUTISMO E CAMOUFLAGE

ASDNegli ultimi anni, i ricercatori hanno adottato il termine "camuffamento" (camouflaging) per descrivere le strategie utilizzate per mascherare i comportamenti socialmente "atipici", consentendo a un individuo di "inserirsi" nella società (Hull et al., 2020). Sotto questo termine rientra un'ampia gamma di strategie, che vanno da comportamenti consapevoli e appresi (ad esempio suggerimenti o copioni provati a usare nelle conversazioni) a comportamenti inconsci e impliciti (imitare le espressioni facciali di una persona con cui si sta conversando).

Queste strategie possono essere messe in atto, in una certa misura, dalla maggior parte degli individui (per esempio, modificare il modo di parlare con il datore di lavoro rispetto a un amico); tuttavia, l'uso di comportamenti mimetici è stato ampiamente esplorato nella popolazione con diagnosi di Spettro Autistico. L'evidenza, infatti, ha dimostrato che le persone autistiche riferiscono di camuffarsi più dei coetanei non autistici (Hull et al., 2019).

Molte persone autistiche utilizzano strategie per adattarsi alle situazioni sociali e per nascondere i comportamenti che portano a sembrare diversi rispetto agli individui non autistici. Il camouflaging può aiutare le persone autistiche a inserirsi nella società; tuttavia, può anche portare a una peggiore percezione del senso del benessere.

È stato dimostrato che le femmine autistiche si mimetizzano maggiormente rispetto ai maschi autistici. La solitudine è risultata essere una possibile ragione di camouflaging.

L'"ipotesi del camuffamento" sostiene che le femmine con autismo hanno maggiori probabilità di adottare con successo strategie di camuffamento rispetto ai maschi autistici, mascherando le loro difficoltà sociali e di comunicazione. Tali strategie incidono sulla probabilità che le difficoltà legate all'autismo vengano riconosciute da familiari, insegnanti e operatori sanitari, limitando così l'accesso ai percorsi diagnostici (Gould & Ashton-Smith, 2011).

In termini di possibili motivazioni o predittori del comportamento mimetico, la ricerca ha dimostrato che sia i fattori convenzionali (come il successo sul posto di lavoro) sia quelli relazionali (come l'inserimento tra gli amici) possono essere la forza trainante (Cage & Troxell-Whitman, 2019). Analogamente, Hull et al. (2017) hanno riscontrato che le motivazioni per il camuffamento riportate dalle donne autistiche con diagnosi tardiva includono l'assimilazione e il desiderio di costruire relazioni.

Sebbene l'adozione di strategie di mimetizzazione possa comportare dei vantaggi, esistono rapporti che suggeriscono che la mimetizzazione può essere dannosa per il benessere (ad esempio, Cook et al., 2021). È dimostrato che il comportamento mimetico è associato a un aumento dello stress e dell'ansia auto-riferita (Cage & Troxell-Whitman, 2019; Hull et al., 2017). Il comportamento mimetico è stato anche collegato a una maggiore stanchezza per coloro che si impegnano in questa strategia, spesso faticosa (Bargiela et al., 2016).

Sebbene siano necessarie ulteriori indagini per confermare le possibili differenze nella relazione tra camuffamento e tratti autistici per maschi e femmine, una possibile spiegazione di questo risultato è il ruolo della cultura e della società. Le aspettative e l'accettazione di comportamenti sociali atipici possono variare a seconda del sesso dell'individuo. Pertanto, è possibile che le femmine, quanto più si sentono "atipiche", tanto più sentono la pressione di mimetizzarsi. Per i maschi, invece, è possibile che i loro comportamenti atipici siano più facilmente accettati dalla società e percepiti come punti di forza e che quindi il camuffamento sia meno legato al loro livello di tratti autistici.

L'obiettivo dovrebbe mirare ad apportare miglioramenti per aumentare la comprensione e l'accettazione dei comportamenti autistici ed eliminare lo stigma e la discriminazione ad essi correlati. Ciò ridurrà la necessità percepita di adottare strategie di camuffamento che spesso portano gli individui a mascherare il proprio sé autentico e può quindi avere un impatto sulla qualità della vita.

 

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Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - U.O. Neuropsichiatria Infantile

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